“Lo sport che unisce” insegna ad essere campioni x lo sport e x la vita


Dopo il decanato di Saronno, “OraSport on fire tour” ha attraversato il decanato di Legnano.

La catena colorata che rappresenta tutte le realtà che hanno partecipato.

Molteplici le iniziative che sono state organizzate per il passaggio della “fiaccola degli oratori” e il progetto educativo e sportivo che la accompagna, come l’incontro per gli adolescenti organizzato dalle Parrocchie S. Magno e S. Domenico con l’ex allenatore di basket in carrozzina della Briantea Daniele Riva, l’accoglienza nell’Oltresempione Calcio e Celesta Calcio, poi a Busto Garolfo e Olcella, fino a Villa Cortese e ieri, domenica 4 dicembre, a Cerro Maggiore, con momenti di preghiera dedicati.


Raccogliamo in particolare la preziosa testimonianza di mercoledì 30 novembre, che ha preso il via all’accoglienza dei ragazzi, dopo la fiaccolata-staffetta tra tutte le società sportive (rappresentata da una catena colorata dove ognuno ha contribuito con il suo “pezzo”) per le vie della città di Rescaldina, presso la palestra delle scuole medie. Per ribadire i valori olimpici, invitati da don Giovanni Sala (con la collaborazione delle associazioni sportive ed il patrocinio del Comune), due grandi campioni “x lo sport e x la vita”, che hanno saputo guardare oltre l’ostacolo, cercando di trasformarlo in energia positiva. Rachele Somaschini e Simone Barlaam hanno alle spalle due storie diverse e molto belle, che uniscono davvero «lo sport alla vita e la vita allo sport» e hanno regalato a tutti i presenti, con la loro testimonianza, il significato più profondo ed importante, accendendo soprattutto ai più giovani quella scintilla di incoraggiamento per vivere la vita con uno slancio e uno scatto diverso, sportivo!

Rachele Somaschini ha ripercorso la sua storia: quando, circa a 20 giorni, le fu diagnosticata una malattia molto grave e degenerativa, la fibrosi cistica, che colpisce gli organi interni, in modo particolare i polmoni, e può essere contrastata solo da alcuni tipi di farmaci e da una fisioterapia respiratoria che tentano di correggere la problematica, aiutando attraverso una sorta di “allenamento” a tener puliti i polmoni. La ricerca sta facendo grandi passi in avanti e la sua vita, nonostante la diagnosi, è cambiata: corre in macchina, persino il rally di Montecarlo (uno dei più difficili del mondo), Rachele, e può fare tante cose che prima erano per lei impensabili.

Nata e cresciuta in una famiglia appassionata di motori.

«mai avrebbe pensato di potercela fare ma i sogni, se si coltivano bene, a volte diventano realtà»

Grazie alla sua determinazione e ai sacrifici è riuscita a superare i limiti della malattia e oggi uno dei più grandi pilota di rally.

“Correre per un respiro” è il progetto itinerante che ha creato e unisce la passione per i motori a ciò che le sta più a cuore, «sensibilizzare e raccogliere fondi per la ricerca», cercando una cura per tutti, e lo fa anche in memoria di Angelica, una ragazza malata come lei mancata troppo giovane; insieme si dicevano, dandosi forza a vicenda, «Sei tutti i limiti che superi».

Simone Barlaam è un super campione paralimpico di nuoto, plurimedagliato (agli ultimi campionati mondiali di Madeira nel 2022 ha vinto sei medaglie d’oro, alle paralimpiadi di Tokyo si è aggiudicato una medaglia d’oro, due di argento e una di bronzo), e recordman del mondo (detentore di cinque record del mondo: nel 100 stile libero, 50 e 100 dorso, 50 delfino e 50 stile).

«Come il pesciolino Nemo, che aveva la pinna atrofica, io ho questa condizione congenita: una gamba più corta dell’altra

e questo ha portato moltissime complicazioni e sono stato sottoposto a 12 interventi chirurgici dai 10 giorni di vita fino ai 13 anni perché la mia gamba si spezzava e il mio femore era fragile come un cristallo»

Smettendo di inseguire una finta normalità per tirare fuori il meglio dalla situazione in cui si è, a 15 anni Simone comincia a imparare a nuotare e a prendere sul serio questo sport, diventando sempre più competitivo e migliorando i suoi tempi. «Il limite è ciò con cui ci si confronta quotidianamente, a livello sportivo si tende sempre ad alzare l’asticella, onorando il talento ricevuto».

Entrambe le storie, anche se con sfaccettature diverse, ci ricordano in modo potente che la felicità va rincorsa, a qualsiasi condizione, e si può raggiungere.

Don Stefano Guidi, direttore della Fondazione Oratori Milanesi, presente alla serata guidata da Paolo Bruni della Sezione Sport diocesana,

«la fiducia, l’energia e la bontà che non ti può lasciare indifferente e che queste storie di veri campioni hanno trasmesso:

un regalo per i genitori, gli allenatori, i giovani da far circolare, perché è qualcosa di bello e grande, che scalda il cuore».

Guarda e ascolta l’intera testimonianza:

Intervista a Rachele Somaschini e Simone Barlaam


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