I limiti sono nella nostra testa


La testimonianza agli ado degli atleti paralimpici nel decanato di Magenta

“Orasport on fire tour” nel decanato di Magenta (con iniziative fino a domenica 18 dicembre) è stato la possibilità per riprendere un cammino di pastorale d’insieme affaticato dal tempo del Covid.

“Offrire ai ragazzi l’occasione di riflettere sui valori dello sport in generale e sullo sport paralimpico è stata un’opportunità importante anche per il loro cammino di crescita”

Tra le proposte una toccante testimonianza ha radunato numerosi adolescenti del decanato, che hanno riempito la Sala della Comunità “Don Gesuino Corti” di Mesero, nella serata di martedì 7 dicembre.


La vita di Massimiliano Manfredi è cambiata nel 2011, quando un automobilista lo ha investito su una superstrada: perse una gamba. Non dandosi per vinto, “vinse il coraggio” e ora è atleta e tecnico: pratica diversi sport ed è un pluricampione paralimpico di badminton, tennistavolo e sitting volley e allenatore di tennistavolo e badminton.
Ha ripetuto forte ai ragazzi che «i limiti sono soprattutto nella nostra testa» ed «è sempre possibile una nuova possibilità».

Sono rimasti incuriositi e sorpresi, gli adolescenti, che hanno partecipato insieme ai 18/19enni all’incontro, nello scoprire il mondo degli sport paralimpici. Oltre i limiti… Nonostante ci sia differenza tra chi nasce con una disabilità e chi la acquisisce successivamente, ma – comprenderanno nel corso della serata – allo sport non interessa chi sei, «non esiste in realtà uno sport non praticabile, tutti possono prenderne parte»: «a volte è l’atleta che si adatta, altre volte la disciplina si adatta all’atleta».

Con lui anche gli atleti Abdou Sowe e Giorgio Andrea Zanaldi, anche loro vittime di incidenti stradali, che hanno trovato nello sport la rivincita per non arrendersi mai.

Abdou è arrivato come rifugiato e fu accolto in un centro di accoglienza. Da 10 anni porta una protesi ma «cammino come gli altri», anzi, si è appassionato al mondo dell’atletica. «Prima dell’incidente ero un ragazzo normale, un po’ arrogante, vedevo persone con disabilità e le guardavo un po’ strano, pensando che non fossero forti come me… Dopo, la mia vita è cambiata, nel modo di vedere le persone, di giudicarle. Quando mia mamma si impensierisce e preoccupa, credendo che la mia vita è rovinata e non potrò vivere come le persone “normali”, la rassicuro: mi manca solo una gamba, mica sono morto! Sono vivo, posso fare mille cose…. E la vita è meravigliosa!»

Giorgio Andrea Zanaldi si ritiene persino fortunato, «sto vivendo una seconda vita», e le sue energie le spende primariamente per discipline come la pallanuoto paralimpica, handbike, tennistavolo e sitting volley.

“Sono sempre io: qualcuno dice che sono migliorato, forse perché le prospettive diverse aiutano a pensare in maniera allargata”

Cosa diresti ai ragazzi che a volte possono sentirsi delusi, magari hanno delle aspettative, studiano tanto o si impegnano per un risultato, ma poi questo non arriva, spesso e volentieri non per colpa loro? «Direi loro: ragazzi pensate ad un futuro differente, “ragionate differentemente”, la mente fa tutto. Pensando a chi è più in difficoltà, costruite un mondo per tutti perché tutti possiamo “essere un po’ disabili nella vita”: pensiamo, sulle nostre strade, a un anziano con il bastone o una mamma con un passeggino… Questo il messaggio che voglio lanciare ai giovani e agli adolescenti, di avere più attenzione per tutti. Lavorando su quello che sapete fare, ma ciò che è fondamentale restano i valori della vita».

Si impara a chiedere aiuto allora, e a cambiare prospettiva: da soli non si va da nessuna parte, insieme siamo molto di più.

È stato un incontro interessante anche per don Emiliano Redaelli, responsabile della Pastorale giovanile di Magenta, che ha evitato il pietismo e ha messo in luce come possiamo trovare dentro di noi tante risorse, senza piangerci addosso. Alle volte ci blocchiamo per tante “scuse” (ce ne poniamo tante: non riesco, non posso…), ma anche quando ci sono limiti “seri” possiamo superarli, aggirarli. Abbiamo la possibilità di vivere una vita piena, non dobbiamo rinunciarvi. «È importante per me che i ragazzi si sentano spronati a comprendere attraverso l’esempio concreto come i limiti nella vita esistono ma possiamo vivere pienamente, di modo che non siano più un limite. Lo sport, nonostante alcuni ambiti siano più affaticati, rimane un impegno molto serio per i ragazzi: bello che questa testimonianza venga allora dallo sport, una delle realtà più importanti, che li appassiona e permette di andare al di là e di trasmettere molti valori educativi. Grazie quindi ai campioni che hanno messo in risalto le potenzialità anche dietro a situazioni difficili. Dopo il dramma dell’incidente lo sport ha dato l’occasione di arrivare persino a sorridere sulla loro situazione e condizione: non dobbiamo vedere quello che ci manca, ma quello che abbiamo. Insieme possiamo andare oltre i limiti!»


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