Nel decanato di Luino Orasport on fire tour è stato l’occasione per provare a coinvolgere le varie società sportive. Il momento di ritrovo e incontro è stato il più significativo: la celebrazione di una S. Messa, nella Chiesa prepositurale di Luino, la sera di lunedì 12 febbraio, che ha avuto, per don Giuseppe Cadonà, una buona partecipazione e l’attenzione delle società sportive.
A questo appuntamento era stato invitato Silvano Barco, ex fondista di spicco azzurro, presente alla Messa per condividere la sua testimonianza. Silvano, che si definisce atleta di lunghe distanze più che sulle corse, prese parte ai Giochi olimpici invernali di Calgary e a due dei Campionati mondiali e ha raccontato l’esperienza alle Olimpiadi a bambini e genitori augurando loro di tenere viva la passione, perché è il fuoco, l’anima della vita: «La passione in tutte le sue forme e in tutti i campi, non necessariamente solo lo sport. Per me lo sport è stato importante, ovviamente, e la passione mi è nata da bambino, sono cresciuto in un paese di montagna, tra neve, sci e scuola, ed è cresciuta grazie anche a mio padre». Ha messo in guardia anche dai pericoli del business, prestigio, politica e potere che appiattiscono il valore bello dello sport. Lo sport è bello se è realisticamente una fratellanza olimpica. Allora i sacrifici che compi vengono cancellati dalla passione, che brucia i dolori e il sacrificio fisico. «Invito i genitori ad aiutare i loro ragazzi a cercare la passione, e quando la intravedono, ad aver la capacità di stimolarla, tenendone vivo l’interesse».
Don Michele Ravizza, decano, ha sottolineato alcuni passaggi dell’omelia, che si è sviluppata a partire dal concetto della fiamma e della fiaccola degli oratori: essa brucia perché ha bisogno del carburante, dell’ossigeno e del calore. «Dove, simbolicamente, il carburante sono loro stessi, i ragazzi, l’ossigeno è il lavorare in squadra, da soli non ce la si può fare, il calore la passione che ci muove. Sì, da soli non possiamo farcela… anche se invece sentiamo ripetere, come un mantra, che possiamo farcela da soli, in verità possiamo andare avanti solo se lavoriamo come una squadra. Uno può avere la passione, il carburante ma senza ossigeno non brucia niente. Abbiamo bisogno di tutte le componenti, se ne manca una tutte le altre “non girano”. La passione è fondamentale, ma a volte si pensa che bisogna per forza vincere, perché nelle squadre giocano quelli bravi. Dovrebbe “vincere” invece la voglia di stare con gli altri, di gareggiare, di fare sport: vado perché mi diverto». Come ricorda don Michele Ravizza, la frase “l’importante è partecipare”, spesso utilizzata per rincuorare gli sconfitti, è invece significativa per tutti: partecipare vuol dire che ho messo tutto quello che sono, il gioco di squadra, la passione. E questo vale per lo sport, ma è come una parabola della vita stessa. Sono valori per la vita. «Da solo non mi posso salvare – conclude don Michele -. Lo sport ce lo insegna con l’aspetto del gioco: e non dimentichiamo che è un gioco! Anche imparare a perdere… ci sta essere dispiaciuti, ma come per un qualsiasi fallimento, senza barare per vincere, compiere gesti scorretti nei confronti degli altri ecc., ma sempre nel rispetto e nella verità».