Partono i giochi di Parigi


Forse non tutti sanno che…

In occasione dell’apertura delle Olimpiadi di Parigi 2024 e stimolato da alcuni articoli comparsi negli ultimi mesi sulla rivista NPG mi piace presentare una figura forse un po’ sconosciuta ma molto interessante che rappresenta il binomio tra sport ed educazione.

Si tratta di padre Henri Didon (1840-1900), domenicano, fraterno amico proprio del padre delle Olimpiadi moderne ovvero di Pierre de Coubertin

Il 1896 fu l’anno delle prime Olimpiadi moderne ovvero la nascita dell’idea che l’olimpismo potesse diventare un fenomeno basato sullo sport ma in grado di cambiare la cultura e l’educazione dei popoli.

Negli anni immediatamente precedenti al 1896 de Coubertin era alla disperata ricerca di luoghi dove poter sperimentare la sua idea di Olimpiade ma trovò moltissime porte chiuse sia in scuole pubbliche che in istituti privati, ad eccezione della scuola diretta dal suo vecchio amico padre Didon che non solo sposo l’idea di fare educazione attraverso lo sport lanciata da de Coubertin ma ci studiò parecchio sopra e cercò di coniugare quell’idea di sport “educativo” proprio all’educazione dei giovani

Il motto olimpico “Citius, altius,Jortius” erroneamente attribuito a de Coubertin in realtà è stato coniato da un gruppo di ragazzi studenti della scuola diretta da padre Didon proprio in occasione della prova olimpica avvenuta nella scuola poco tempo  prima della prima Olimpiade, una sorta di prova generale non organizzativa ma soprattutto contenutistica che la coppia di amici de Coubertin – Didon decise di mettere in atto prima di lanciarsi nel grande sogno olimpico mondiale.

Nel 1897 padre Henri, che potremmo definire il primo grande educatore sportivo, pronunciò un discorso a Le Havre dove affrontò il tema dell’influenza morale degli sport atletici, uno degli argomenti portanti del suo metodo pedagogico ma che si sarebbe mostrato anche un percorso impegnativo per il nascente Movimento olimpico. Il discorso fu pronunciato il 29 luglio 1897, nell’anno successivo alla prima edizione dei Giochi olimpici; la sua prima pubblicazione è della fine di quell’anno con l’approvazione del presidente del Congresso di Le Havre (lo stesso de Coubertin), che ne aveva predisposto il programma in tre momenti (pedagogia, igiene e sport)
Il titolo dell’intervento di padre Henri fu «Dell’azione morale degli esercizi fisici sul fanciullo, sull’adolescente e dell’influenza dello sforzo sulla formazione del carattere e lo sviluppo della personalità»

La base del suo intervento si fondò sul concetto secondo il quale gli esercizi en plein air (oggi diremmo gli sport) riuscivano a produrre una costante “cucitura” tra il mondo della corporeità e quello morale, riuscendo così a sostenere le finalità di de Coubertin ovvero la pace tra i popoli, la centralità della persona e  l’internazionalismo.

Servendosi di argomenti concreti, egli iniziò esplicitando tre vantaggi di una pratica sportiva costante, che egli chiamò “virtù morali”.

Nel primo vantaggio, l’«attività fisica» è vista come elemento fondante della «virtù morale»; secondo padre Henri i fanciulli inerti e pigri nel fisico lo erano anche dal punto di vista morale, mentre i fanciulli attivi «fino alla turbolenza» racchiudevano i germi delle Virtù.

Nel secondo vantaggio l’attività fisica aiutava a combattere il timore e la timidezza perché, egli disse: “… i combattivi sono forti, i forti sono buoni, ma i pigri sono furbi e deboli, e i deboli sono pericolosi perché sono traditori.” L’uomo possiede il germe di una bravura. Si tratta di capire cosa gli interesserà. Gli sport fanno prevalere lo spirito di combattività, cioè lo spirito di valore e di bravura originaria che dormono nel fanciullo. Gli sport fanno del fanciullo un adolescente di valore…». 

Di fatto nel suo discorso con questi primi due vantaggi padre Henri descrisse la virtù teologica della fortezza ma egli non citò mai né il testo biblico nei stralci del Vangelo perché dichiarò di preferir utilizzare dei toni laici in modo da rendere facilmente accessibile ai più il suo allenamento alle Virtù attraverso quello sui campi sportivi,

Il terzo vantaggio dell’«attività fisica», è quello della forza e della resistenza. Forte, infatti, era colui che sapeva resistere con tenacia, chi non indietreggiava mai. Oggi la chiameremo resilienza.

Didon concluse la prima parte del suo discorso aggiungendo qualche cenno all’ultima delle Virtù definite «psico­morali», la Temperanza. Questa era infatti ben visibile in chi praticava lo sport, perché gli atleti non bevevano vino né alcol, non fumavano e sapevano dominare il piacere.

Nella seconda parte del suo intervento il padre domenicano fece dei cenni specifici  a quelle che egli definiva «virtù civili», ovvero la fraternità (lo sport infatti univa in una contesa cavalleresca in campo) e la libertà nella organizzazione delle associazioni sportive. Proprio a loro si rivolge con uno delle ultime stralci del discorso: “E dato che le associazioni sportive producono tutti i loro effetti, vorrei che fossero assolutamente intransigenti per quanto riguarda l’onore e la dignità dell’atleta. Niente compromessi. – Signore, avete violato la legge, siete squalificato. – Signore, avete imbrogliato, siete squalificato. – Signore, avete maltrattato il vostro avversario, siete squalificato. Punto e basta”

Queste parole scritte più di un centinaio di anni fa colpiscono per la loro forza e lucidità anche trasportate ai tempi odierni

Dal convegno di Le Havre, ed in modo particolare da questo discorso di padre di Didon, inizia il percorso virtuoso capitanato da de Coubertin che porta di fatto al concetto di olimpismo moderno e alla sua legacy.

Lo sport come strumento educativo per le giovani generazioni ha le sue radici in questo sacerdote domenicano, profondamente fondato nella parola di Dio ma altrettanto bravo a tradurre in contenuti laici la potenza educativa dello sport, perché questi non avesse limiti alla sua diffusione.

Quando da oggi guarderemo lo sport che da Parigi avrà eco per settimane in tutto il Mondo, e che ci pare lontanissimo dal concetto di sport ed educazione che cerchiamo di proporre, penso sia bello ricordare questo fondamento e riconoscere che la vera missione olimpica dal 1900 ad oggi non è il riconoscimento delle superiorità ma il valore sociale ed educativo della pratica sportiva! Questo ci consola e da ulteriore spessore alla nostra missione di educatori.

Buone Olimpiadi a tutti.

Bibliografia e sitografia

Npg, maggio 2024, giugno 2024

Teja, P. H. Didon, un domenicano alle radici dell’olimpismo

P. H. D100N, lnfluence morale des sport athlétiques (ed. lingua inghese 1990)

Citius altius fortius tra corpo e spirito, Ave, Roma 2024

Le p. Didon, lnffuence morale des sport athlétiques. Discours prononcé ou Congrés Olympique du Havre le 29 juillet 1897 (ed lingia inglese sul sito in https://gallica. bnf.fr)

Atti del Congresso del suo Centenario: N. MOLLER (ed.), Coubertin et l’Olym­ pisme. Questions pour l’avénir. Le Havre 1897-1997, Raport du Congrès du 17 au 20 septembre 1997 à l’Universitè du Havre, Comité lnternational Pierre de Coubertin – CIPC, Lausanne 1998 traduzione in lingia inglese consultabile presso il museo Olimpico di Losanna)


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